Dopo una vita passata a fare il meccanico alla Fiat di Modena, Italo Spinelli ha deciso di iscriversi all’Università per trovare risposte alle domande che ha cominciato a farsi dopo la morte della sua amata Angela.
Dopo 52 anni insieme, a condividere la gioia e a superare insieme le difficoltà, il meccanico Italo Spinelli, quattro anni fa, ha perso la sua Angela, la moglie tanto amata. Si era ammalata di un tumore ai polmoni. Un dolore insormontabile. «Dove è finita?», continuava a chiedersi Italo. «La rivedrò mai più?». Domande piene di angoscia, a cui l’82enne di Finale Emilia, provincia di Modena, non sapeva dove trovare risposta.
E, dopo una vita passata a riparare i motori dei trattori nello stabilimento Fiat di Modena, oggi chiuso, Italo ha deciso di cercarla nella filosofia.
Si è iscritto alla facoltà dell’università di Macerata e, come ha raccontato aCorriere.it, ce l’ha fatta: è finalmente diventato dottore, discutendo una tesi su Tommaso Moro.
Per assistere alla discussione, da Finale sono arrivati anche i suoi tre figli, i nipoti e i rappresentanti dell’amministrazione comunale. «Ce lo aveva chiesto lui stesso, in amicizia: “Quando mi laureo venite a sentirmi”. E noi lo facciamo ben volentieri, con tanto di fascia tricolore, perché sentiamo che Italo ha dato un esempio a quelli della sua età ma anche ai giovani», ha spiegato Maurizio Boetti, il presidente del consiglio comunale. Che sa che l’ex meccanico è sempre stato un uomo curioso, interessato alla storia dei posti dove è vissuto.
Anche se con la filosofia, spiega il neo dottore, «non avevo dimestichezza. Certo, leggevo, ma la mia conoscenza in fatto di filosofia si limitava a un libro di massime di Sant’Agostino, in verità bellissime».
L’università di Macerata gli dava la possibilità di seguire le lezioni anche online. E di riascoltarle tutte le volte che fosse stato necessario. Dopo due o tre ore al giorno di studio, per Italo è arrivata la laurea. E anche qualcuna delle risposte che cercava. «Mi ha aiutato la lettura del filosofo Pascal e della sua scommessa. Conviene avere fede, perché in quel caso almeno ci saremo garantiti la beatitudine. E alla fine credo che sì, una volta chiusi gli occhi per sempre, rivedrò la mia Angela».